Olio lampante, non adatto al consumo umano, usato per pasti di alunni e anziani: truffa in Puglia
- info556131
- 30 set
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Codici Ambiente ha presentato esposto alla Procura di Lecce chiedendo di essere qualificata quale persona offesa

Olio “lampante”, non adatto al consumo alimentare, mischiato a quello di semi e spacciato per extra vergine d’oliva. Poi venduto e servito nelle mense scolastiche ai bambini e nei refettori ad anziani. Una truffa avvenuta in Puglia, con l’olio fornito da una ditta calabrese: un’indagine condotta dalla Finanza di Gallipoli che ha portato a smascherare l’insidiosa frode alimentare. L’impianto di imbottigliamento - di oltre 6 mila litri di olio – veniva dichiarato dal produttore calabrese “extravergine” di oliva, ma in realtà dalle analisi è risultato in parte olio di semi di girasole e in parte olio “lampante”, quindi non idoneo al consumo umano. La società pugliese che lo acquistava, finita nel mirino della Finanza di Gallipoli, gestiva la fornitura dei servizi di refezione per alunni della scuola dell’infanzia e primaria e anziani. Gli accertamenti delle fiamme gialle hanno consentito così di svelare un “sistema” di frode nell’esercizio del commercio e delle pubbliche forniture.
Olio venduto a prezzo stracciato
L’olio, come emerso dalle indagini della Finanza, veniva venduto a 2,50 al litro, un prezzo bassissimo, ultra concorrenziale, che garantiva la vittoria della gara di appalto. L’olio arrivava nelle mense di anziani e di alunni in 38 Comuni nel Leccese. E secondo la Finanza, la ditta pugliese era al corrente del tranello. Nelle prime ore della mattina di sabato 26 luglio le fiamme gialle hanno avvisato tutti i Comuni della truffa per permettere ai gestore di tutelarsi.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Lecce, sono state portate avanti dai finanzieri del Comando Provinciale di Lecce e dagli ispettori dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari Puglia e Basilicata. Due i sequestri di olio effettuati, nella provincia di Lecce e di Reggio Calabria, con accertamenti svolti dalla Compagnia di Gallipoli coordinata dal capitano Fabio Gugliandolo. Dalle indagini è emerso che i responsabili della società finita nel mirino, nei propri 25 “centri cottura”, invece di usare olio extravergine di oliva, biologico, come previsto dai capitolati e dai contratti d’appalto, hanno utilizzato composti di olio di oliva di categoria merceologica inferiore, di provenienza sconosciuta, olio di semi di girasole, quantificato in almeno 38 tonnellate nel biennio 2023/2024, fornito dall’imprenditore calabrese, ritenuto compiacente dagli investigatori.
Gli indagati
Nei giorni scorsi, la Procura ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari: tre le persone indagate, due imprenditori salentini e uno calabrese, e la società di capitali pugliese dove lavorano i due manager salentini. L’ipotesi di reato è di “frode nelle pubbliche forniture e nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine e contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari”.
Il precedente: malori di bimbi nelle mense
Non è la prima volta che la stessa società salentina, con sede a Galatone, finisce sotto la lente degli investigatori per aver fornito ingredienti non sani alle mense scolastiche in Puglia. Alcuni bambini nel Comune di Nardò si erano sentiti male dopo il consumo dei pasti a scuola tanto che l’amministrazione nel 2016 aveva interrotto il contratto con la società allora appaltatrice del servizio mensa per le scuole dell'infanzia e primarie. In particolare, in alcuni istituti scolastici di diversi Comuni del Salento si erano verificati 174 casi di malessere tra bambini e qualche adulto, e l’amministrazione aveva imputato all’azienda fornitrice dei pasti la responsabilità. In quel caso erano stati i carabinieri del Nas e la Asl ad avviare accertamenti presso il centro cottura gestito dalla società. Società che, negando le accuse, aveva presentato ricorso e poi chiesto un risarcimento ma il tribunale ha poi dato ragione al Comune di Nardò e condannato la società anche alle spese legali.
Lollobrigida: fatto gravissimo
“Un fatto gravissimo e un inganno intollerabile - ha commentato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida – Ringrazio l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi e la Guardia di Finanza per l’ottimo lavoro svolto anche in questa occasione. Solo ieri (venerdì 25 luglio, ndr) in Sicilia – ricorda – sono stati sequestrati 3 milioni di litri di latte maltese venduto come italiano. Due operazioni in pochi giorni che confermano quanto siano capillari ed efficaci i controlli lungo tutta la filiera agroalimentare. La legalità e la qualità sono alla base del Made in Italy: chi pensa di aggirare le regole, troverà sempre un sistema di vigilanza pronto a intervenire a tutela dei cittadini, dei produttori che rispettano le regole e della reputazione delle nostre eccellenze”, conclude Lollobrigida.
Le indagini sono ancora in corso e solo la magistratura potrà confermare o smentire le accuse.
“La contraffazione e il commercio di prodotti non genuini e insicuri, oltreché insidiare la salute umana, danneggiano il mercato – spiegano dalla Finanza - sottraendo opportunità e lavoro alle imprese che rispettano le regole”.
FONTE: LAREPUBBLICA




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