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Duro colpo alla pesca illegale dei datteri di mare: smantellata rete criminale tra Molfetta e Barletta

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Un’operazione senza precedenti, coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani e condotta dalla Capitaneria di Porto di Molfetta in collaborazione con la Polizia di Stato, ha inferto un duro colpo alla pesca illegale dei datteri di mare, un’attività vietata in Italia dal 1998 per i devastanti effetti che provoca sull’ambiente marino.

Un’organizzazione criminale strutturata

L’indagine, durata due anni e supportata da oltre 250 militari della Guardia Costiera, ha portato alla luce una rete criminale ben organizzata, capace di trasformare una pratica distruttiva in un business altamente redditizio, con un giro d’affari che superava i 500 mila euro.Le attività illecite si sviluppavano lungo la costa tra Molfetta e Barletta: i cosiddetti “dattaroli” si immergevano frantumando le rocce con martelli per estrarre i molluschi, distruggendo irreversibilmente l’habitat marino. Il prodotto veniva poi immesso in un sistema di intermediazione, distribuzione e vendita che coinvolgeva anche ristoranti e pescherie.

        Arresti, sequestri e accuse pesanti

Il bilancio dell’operazione è imponente: 57 indagati, tra cui 54 persone fisiche e 3 enti, accusati di associazione per delinquere, disastro ambientale, danneggiamento e deturpamento di beni paesaggistici, inquinamento e minacce a pubblico ufficiale.Sono stati disposti 25 arresti in carcere, 10 domiciliari, 3 obblighi di dimora e 11 divieti di esercizio dell’attività di impresa.Sequestrati inoltre immobili, imbarcazioni e locali commerciali utilizzati per la vendita del pescato illegale.

Le intercettazioni e la scoperta del “linguaggio in codice”

Determinanti per l’indagine sono state le intercettazioni telefoniche, che hanno permesso di ricostruire i rapporti tra i gruppi criminali e di documentare la piena consapevolezza dell’illegalità delle loro azioni.Come spiegato dall’ammiraglio Donato De Carolis, comandante della Direzione Marittima di Bari, i dialoghi intercettati rivelavano un linguaggio criptico usato per eludere i controlli, confermando la natura “imprenditoriale” dell’organizzazione.

          Le parole della magistratura

Il procuratore capo di Trani, Renato Nitti, ha definito la pesca del dattero “una delle attività più distruttive per il fondale marino”, ricordando che “il vero problema è culturale: finché ci sarà domanda, continueremo ad alimentare un’attività che devasta il mare e distrugge la biodiversità”.Anche il sostituto procuratore Francesco Tosto, coordinatore dell’inchiesta, ha evidenziato “la piena consapevolezza dei soggetti coinvolti e l’elevato livello di organizzazione del sistema”.

            Un danno ambientale incalcolabile

Il comandante della Capitaneria di Porto di Molfetta, Raffaello Muscariello, ha sottolineato come il traffico illecito avesse un valore economico enorme e un impatto ambientale incalcolabile, paragonabile a un disastro ecologico sistematico.L’operazione, frutto di due anni di indagini, rappresenta un passo fondamentale nella lotta contro la pesca illegale e nella tutela del mare Adriatico.

L’intervento dell’Associazione Codici Ambiente

L’Associazione Codici Ambiente esprime apprezzamento per l’impegno della magistratura e delle forze dell’ordine, che con un’azione efficace e capillare hanno colpito al cuore un sistema criminale che per anni ha devastato i fondali marini.L’associazione sottolinea come questa vicenda dimostri la necessità di rafforzare i controlli ambientali e, al tempo stesso, di promuovere una maggiore consapevolezza tra cittadini e operatori del settore.“Occorre un cambio di mentalità – dichiara Codici Ambiente –: il mare non è una risorsa infinita da sfruttare, ma un bene comune da proteggere. La tutela della biodiversità marina è un dovere collettivo, non solo un obbligo di legge.”

L’Associazione Codici Ambiente continuerà a monitorare le attività di contrasto alla pesca illegale e a promuovere azioni di sensibilizzazione per la salvaguardia degli ecosistemi marini italiani.

 


 
 
 

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